Pont to Pont - River Marathon Cup

Di KATHYPITTON ,

Kathypitton (foto d'archivio)
Kathypitton (foto d'archivio)

Terza prova del River e dopo aver ascoltato le previsioni del tempo che davano tempeste e fulmini tutta la settimana ed aver ogni giorno sorriso per il fatto che di gocce o di fiocchi non ve ne fosse l’ombra, eccomi alle sei e mezza del mattino a partire verso la bassa. Che sonno tremendo, stanca morta dopo aver passato la giornata in fiera a Milano con mia figlia alla ricerca delle ultime novità in campo bricolage ed aver dormito poco perché il mio amorino peloso ha deciso di non lasciarmi dormire miagolandomi nell’orecchio buono, avvio il camper pronto da ieri e parto alla volta di Visano. Deep Purple a manetta per svegliarmi del tutto e dopo una cinquantina di chilometri eccomi a Visano, seguo i cartelli di parcheggio e mi metto in una piazzetta con latri bestioni come il mio; sono un poco lontana dalla partenza e dalla verifica tessere ma resterò li anche perché, nel frattempo, mi hanno parcheggiato attorno delle macchine e non riuscirei ad uscire agevolmente. Ritiro il mio numero ed alla consegna del pacco gara opto per quello maschile… va beh che sono ciccia ma mettermi sempre delle maglie xs nel pacco uffa….. almeno la canotta da maschio mi va bene ed il paio di boxer mi fa ridere ma giuro che li metto, magari in palestra ma li metto...assieme alle calze rosa naturalmente! Si torna al parcheggio ed un amico biker bergamasco mi offre un caffè mettendomi in mano una banconota da venti euro lasciandomi un attimo li a pensare a cosa dovevo farne….pago i caffè??? “No no, me li avevi prestati l’anno scorso alla Conca d’Oro e mi sono sempre dimenticato di renderteli” ed io che manco me ne ricordavo…. Adesso che sapete che non mi ricordo le robe però non mettetevi in fila a chieder soldi perché cadete male ragazzi! Poco dopo mi chiama Alberto e chiede dove sono scoprendo che ci si parlava al cellulare a venti metri di distanza l’una dall’altra, siam messi bene oggi, se questo è l’inizio chissà come finisce la giornata.Fa un freddo dell’accidenti ed in un messaggio di mia figlia scopro che a casa piove mentre un compagno do squadra mi manda un messaggio in cui scrive: qua nevica! Spero tanto che il tempo regga, il percorso non è male ma gli argini bagnati sono un mezzo disastro per cui cielo sta su che poi piovi nel pomeriggio….Bike pronta, io anche e vai a fare due giri per riscaldare le gambe gelate, decido di mettere anche un anti acqua si sa mai ed almeno non fa passare l’aria gelata e mi tiene calda un po’ di più.E si entra in griglia; siamo in 450 e la partenza ogni volta mi spaventa a morte, basta un nulla per attaccarsi dentro e volare e di montoni di ciclisti a terra alla partenza ne ho visti nel corso degli anni. Due chiacchiere e poco alla volta i venti minuti passano e si parte per il lungo giro di lancio in paese di 9 km; poco dopo vedo uno dei ragazzi tornare indietro, il viso completamente segnato da una gran brutta caduta e mi pare giusto fermarmi un attimo per vedere se posso aiutare ed arriva l’ambulanza per cui riparto…. E pffffffffffffff! Diavolo erano anni che non bucavo, anni davvero e sono terrorizzata di non saper più usare il fast mentre invece va a posto e seppur non con la gomma al top riparto in solitaria. Un addetto al percorso mi dice “ ma cosi non li raggiungi piu…” ma non sa che va bene cosi, che da sola non dovrò litigare nei single track e che non mi dispiace neppure un po’.

Passando per le cascine si legge uno striscione, Diego pedala con voi, ed i pensieri non possono non andare a quel ragazzone che ci ha lasciati non tanto tempo fa lasciando tutti senza parole e queste gare, questi percorsi sono dedicati a lui, alla sua memoria. Passo sotto l’arco blu e ricomincia il giro, quello lungo stavolta. Come ho scritto prima l’essere in solitaria non è poi cosi male, mi faccio i sentieri senza affanno, ho il tempo di guardare il fiume che scorre e di riconoscere percorsi e sentieri gia fatti in altre gare; se non ricordo male questa medio fondo è la somma di molte altre gare dell’Oglio Chiese, da un ponte all’altro, prima in un verso e poi nell’altro.

E mi piace perfino quel sentiero stretto con i tronchi sporgenti che di solito mi spaventava ma essendo sola appunto non devo affannarmi per cercare di non intralciare altri concorrenti.

A dieci km dall’arrivo cambia tutto, mi supera Mariuzzo e qualche secondo dopo Fabio Pasquali e da li in poi, sempre per non rompere i maroni a chi alla classifica ci tiene davvero, farò alcuni pezzi a piedi accanto alle fettucce ma sempre nel percorso. Come qualcuno non fa però…. Certo è più comodo seguire la stradina sull’argine anziché zigzagare tra le piante lungo il fiume, risparmi tempo e fatica ed al cartello di controllo 26 me ne passa uno davanti proveniente da quella parte, borbottando pure perché secondo lui ero io in mezzo alle scatole! E’ semplicemente una questione di onestà cosa che , a quanto pare, qualcuno dimentica spesso a casa con le buone maniere come chi, a più di mezz’ora dal primo, urla come un pazzoide scatenato perché vuole strada ed è ancora a duecento metri da te….ooooooooooo socio, Fontana li fa i mondiali da un'altra parte neeeeeeeeeee!!!!

Ma poi c’è la parte bella, i ragazzi che mi dicono “non mollare”, o che passando mi piazzano una pacca sul fondo schiena (e stavolta non ho capito chi fosse), Sonia che nonostante stia lottando per il podio passando mi chiama per nome o altri ancora che conoscendomi e sapendo che lascio strada passano ringraziandomi, questa è la mia mtb….

E c’è anche la parte brutta, antipatica e dolorosa, quella del pezzo di percorso a gobbe che una volta era l’arrivo della gara di Acquafredda, dove faccio un volo della madonna atterrando sulla spalla già segnata dalle cadute negli anni, ma quello che mi lascia sconcertata è stato l’addetto al percorso che pur vedendomi a terra in difficolta non ha pensato che magari mi servisse aiuto mentre i ragazzi e le ragazze man mano passavano chiedevano a gran voce se dovevano chiamare aiuto. Mi sono rialzata a denti stretti e ripartita seppur più lentamente ancora e sono arrivata alla fine anche se con un giro in meno in 2h34 minuti. Due bicchieri di coca cola, due chiacchiere e via verso il camper , la doccia calda ed il sacchetto del ghiaccio per la spalla. Ripongo tutto al suo posto, mi rivesto e con Alberto che mi da un passaggio fino al pasta party mi avvio verso la zona premiazioni dove mangio un panino in compagnia e scappo verso casa accompagnata dalla pioggia che , per grazia ricevuta, non ci ha tormentato durante la competizione.

A casa ho tempo di leccare le ferite e curarmi con i miei kinesio tape, controllo Valchiria e scopro che la foratura era parecchio seria e forse un angelo ha deciso di darmi una mano facendomi arrivare fino al traguardo visto che il taglio nel copertone era di ben due cm ma ora ho tempo per rimettere tutto a posto, aggiustare la ruota e me stessa perché domenica si va a Guastalla e non mancherei alla Airon dei ragazzi Sculazzo neppure se cascasse il mondo!!!!

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