Il vincitore del Gran Premio della Liberazione di Roma è l'argentino Manuel Lucas Gaday, su Simone Consonni e Francesco Castagnaro

Di GIANCARLO COSTA ,

L'arrivo al fotofinish del Gran Premio della Liberazione
L'arrivo al fotofinish del Gran Premio della Liberazione

Come da tradizione al Liberazione, la gara ha tenuto tutti con il fiato sospeso fino allo sprint finale ma stavolta è stato necessario consultare addirittura il fotofinish per poter assegnare con certezza il successo finale. Infatti Mnuel Lucas Gaday ha battuto d’un soffio Simone Consonni mentre più netto è stato il distacco con il terzo classificato: “Ho dato tutto me stesso – ha detto l’argentino vincitore dopo l’arrivo – ma ero sicuro di aver tagliato per primo la linea del traguardo. Sapevo che Consonni sarebbe stato il più veloce e così ho tenuto la sua ruota fino agli ultimi 50 metri”.

Lo sconfitto di giornata, Simone Consonni, si consola con un sorriso: “Ho fatto il possibile per vincere oggi a Roma. L’argentino mi ha battuto ma non posso dire di aver sbagliato. Sono contento comunque”.

Manuel Lucas Gaday è un giovane velocista di forte spessore: “Il successo è frutto del lavoro che stiamo svolgendo in Argentina – ha spiegato Cristiano Valoppi, italiano e da tre anni il tecnico della nazionale Argentina – ma lui è un corridore che va bene un po’ in tutte le situazioni. Come nazionale stiamo puntando alla Coppa delle Nazioni e a classificarci per i mondiali durante i quali vogliamo essere protagonisti”. 

Dopo un bielorusso nel 2013 e un russo lo scorso anno è dunque l’Argentina ad inserirsi nell’albo d’oro. Anzi, Manuel Lucs Gaday è il primo sudamericano a scrivere il proprio nome nel prestigioso palmares del Gran Premio della Liberazione, il mondiale di Primavera degli Under 23 che laurea campioni, spesso grandi campioni. Come sembra essere Manuel Lucas Gaday.

CRONACA - Tante le azioni finite nei taccuini dei giornalisti presenti. Tanti scatti, contro scatti, frenate e inseguimenti fin dal secondo giro. Poi un’azione importante si è svilupata attorno al km 50 di gara; protagonisti Giulio Branchini (Team palazzago), Luis Antonio Gomez Urosa (Coppi Gazzera), Omar Asti (Maltini), Alexander Vlasov (Viris Maserati) e Stefano Verona (Mastromarco). I cinque battistrada hanno ottenuto un vantaggio massimo di 30 secondi, fin al ricongiungimento, avvenuto al km 79 di gara.

Subito dopo un’altra azione importante ha visto protagonisti: Nicolò Lavazza (Cycling Team Overall), Francesco Castegnaro (Team palazzago), Simone Velasco (Zalf Desiree Fior), Seid Lizde (Team Colpack), Alessandro Fedeli (General Store Bottoli), Orozco Gaday (Unieuro). In tanti momenti si è viaggiato ad oltre 43 chilometri orari di media. Comunque il gruppo è tornato compatto a quattro giri di circuito dalla fine, cioè 24 chilometri dal traguardo. Velocità altissima e rischi altrettanto alti nel difficile circuito di Caracalla ma nessuno è riuscito più ad evadere. Il vincitore della 70° edizione del Gran Premio della Liberazione si è rivelato solo al termine della volata finale. Un finale ed uno sprint al cardiopalma.

ORDINE D'ARRIVO: 1. Manuel Lucas Gaday (Unieuro Wilier Trevigiani) Km. 138 in 3h18’, media 41,670; 2. Simone Consonni (Team Colpack); 3. Francesco Castagnaro (Team Palazzago); 4. Emanuele Onesti (Aran Cucine); 5. Andrea Vendrame (Zalf désirée Fior); 6.Nikolai Shumov (General Stoe); 7. Luca Pacioni (Viris Maserati); 8. Martin Otonicr (Slovenia); 9. Marco Corrà (Mastromarco); 10. Aleksandr Riabushenko (Altopack Titano).

Fonte federciclismo.it

  • Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006. Collaboratore della rivista ALP dal 2007 al 2010. Collaboratore del sito www.snowboardplanet.it nel 2007. Facebook: Giancarlo Costa

Può interessarti