Mondiali di ciclismo: doppietta iridata per Elena Pirrone, bronzo per Letizia Paternoster

Di GIANCARLO COSTA ,

Podio Junior femminile (foto federciclismo)
Podio Junior femminile (foto federciclismo)

Nella storia del ciclismo non sono tante le juniores in grado di vincere, nello stesso anno e a distanza di pochi giorni, il titolo mondiale nella cronometro e nella prova in linea. Prima di Elena Pirrone, laureatasi oggi campionessa del mondo strada a Bergen dopo aver conquistato il titolo a cronometro, ci era riuscita una certa Nicole Cooke; correva l’anno 2001. Di lì a qualche tempo la britannica avrebbe collezionato olimpiadi e mondiali.

Era sicuramente più facile, oggi, lungo le strade tortuose e rese insidiose dalla pioggia di Bergen, per la Nazionale Junior perdere questo mondiale che vincerlo. Prima di tutto perché il percorso è di difficile interpretazione, aperto ad ogni soluzione (crediamo che valga per tutte le categorie). Poi perché le ragazze di Dino Salvoldi erano la squadra da battere ed avrebbero avuto (come è accaduto) tutte contro, sempre pronte a far saltare le azzurre. Infine perché subito dopo il via Martina Fidanza, una delle nostre punte, era messa fuori dai giochi per un problema meccanico, che la costringeva a raggiungere i box, cambiare la bici e ripartire con oltre 1’ di svantaggio. Per lei Mondale finito; una sfortuna che rimanda a quando accaduto anche un anno fa a Doha.

Difficile, però, non è un termine che conoscono le “ragazze terribili” del ciclismo italiano. Così, al termine di una gara vibrante ed incerta fino alla fine, Elena Pirrone veste la maglia iridata e Letizia Paternoster sale sul terzo gradino del podio. Per il gruppo di Dino Salvoldi si tratta della quarta medaglia in 2 gare (2 ori, 1 argento e 1 bronzo), per l’Italia del ciclismo della 4^ e 5^ di questa edizione dei Mondiali, e non è ancora finita.

"Era nei nostri piani provare ad attaccare quando mancavano trenta chilometri alla fine per scoprire le carte delle avversarie e realizzare l'azione sul finale – ha confermato il tecnico azzurro al termine della gara -. Elena è stata fortissima. Con la sua azione ha dimostrato di avere un grande carattere e una grande determinazione, ci tengo però a ricordare che senza il supporto delle compagne questo successo non sarebbe arrivato."

In effetti quando mancano 30 chilometri alla conclusione, la campionessa del mondo crono lancia il suo attacco (“pensavo di essere partita troppo presto…”). Prende 20” di vantaggio, come altre attaccanti prima di lei con l’unica differenza che mentre le altre avevano esaurito la propria azione dopo qualche chilometro, per l’azzurra il destino è diverso. Da una parte Elena utilizza le sue doti di fondista per conservare un vantaggio accettabile, dall’altra Letizia Paternoster che si incarica di marcare a vista ogni tentativo di fuga. Una situazione che resta inalterata, con alti e bassi, per tutti i chilometri restanti, con la sensazione ora di resa, ora di andare in porto, in base alla determinazione delle inseguitrici. Il momento più critico è senza dubbio in vetta all'unica salita del circuito.

Mentre la Pirrone continua con il suo passo, la Paternoster, dopo aver inseguito l'ennesima controattaccante prova a forzare e a staccare tutte. Gli rispondono le francesi, che riportano sotto il gruppo e mettono in difficoltà l'azzurra, brava, però, nella discesa, a recuperare.

A quel punto il vantaggio della battistrada è ridotto al minimo. La Pirrone ha il merito di crederci ancora e riesce nuovamente a mettersi a distanza di sicurezza, sfruttando l'ennesimo rallentamento delle inseguitrici anche grazie al lavoro di stopper della Paternoster. Arriva sotto lo striscione a braccia alzate e solitaria, mentre nella volata del gruppo Letizia Paternoster conquista un ottimo bronzo, che premia la sua determinazione e il lavoro fatto. Le altre azzurre in gara si piazzano 16a Nicole D’Agostin, 39a Vittoria Guazzini e ritirata Martina Fidanza.

Gara Under23 maschile

Non si è concluso con una volatona finale il Mondiale U23 di Bergen, ma poco è mancato. Sul rettilineo finale si sono presentati i due fuggitivi Benoit Cosnefroy e Lennard Kamna, con una manciata di secondi su un gruppo ristretto. Sufficienti per giocarsi la volata a due, nella quale ha prevalso sicuramente il più forte di oggi, il francese Cosnefroy, già promesso alla AG2R nella prossima stagione. Per l’Italia di Marino Amadori è arrivato un quinto posto, merito di Vincenzo Albanese, sicuramente l’azzurro più attivo nel finale di gara, al pari di Edoardo Affini.

La pioggia, il freddo e il chilometraggio hanno segnato la prima parte di gara, che ha vissuto sul controllo della corsa da parte delle squadre favorite, lasciando a bagnomaria il gruppetto dei soliti avventurosi. La gara entra nel vivo all’ultimo giro. Subito dopo la campanella Albanese si trova da solo e tenta l’azione ("forse un po' troppo presto", dirà poi il CT Amadori). Seleziona un primo gruppetto di fuggitivi, che pian piano si ingrossa. Molto attivi i francesi, che giocano all’elastico e costringono il gruppo alla difesa. Lennard Kamna non ci sta a farsi logorare, e quando mancano 10 chilometri parte all’attacco.

La sua azione è possente, da vero cronoman. Ma, come crediamo sarà la costante di questo mondiale, non riesce a racimolare più di una 15” di vantaggio. Lungo la discesa parte come un razzo Benoit Cosnefroy, che in breve si rende irraggiungibile per il gruppo.. “non sapevo che avanti ci fosse Lennard…” dichiarerà alla fine. Recupera sul tedesco a – 5 e insieme cercano di rispondere al treno danese che guida il gruppo per Svendgaard (poi terzo al traguardo). Un duello che si protrarrà fino all’arrivo; il gruppo riuscirà ad arrivare a 3” dalla coppia, che si gioca la volata allo sprint nel quale la maggiore freschezza del francese ha la meglio sul tedesco.

Nella volata dei battuti Vincenzo Albanese riesce a conquistare un quinto posto che però non lo soddisfa. Non fa drammi invece Marino Amadori, che loda il lavoro della squadra e soprattutto fa una disamina pragamtica della situazione: “Il quinto posto di Vincenzo è un buon risultato. Si è trovato avanti ed ha provato... Bene anche Affini. Nel complesso è andata bene; siamo stati in gara fino alla fine.”

Fonte federciclismo

  • Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006. Collaboratore della rivista ALP dal 2007 al 2010. Collaboratore del sito www.snowboardplanet.it nel 2007. Facebook: Giancarlo Costa

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