La Ronda, Fiandre Trevigiane: a Conegliano una prima da urlo
Di EMANUELE IANNARILLI ,
Prima si, perché la scorsa edizione non voleva essere
considerata una vera e propria “edizione”, bensì un test, un approccio
con un mondo in forte crescita ma che a Conegliano non erano sicuri
di come avrebbe reagito alla loro proposta. Lo scorso anno c’era il
crowfunding, il percorso non era segnalato, non c’era un ritrovo vero e
proprio post gara. Insomma c’era un banchetto in mezzo ad un
parcheggio al riparo del cofano di una station wagon a dare il via
all’edizione “zero”.
Quel primo approccio, che in realtà di per se fu già un gran successo convinse Stefano De Marchi e i “suoi” a proporre una
vera e propria edizione dell’evento. Dal nome “Altamarca Van
Vlanderen” si passa al più semplice “La Ronda - Fiandre Trevigiane” e si
alza l’asticella, e come se si alza. Si inserisce inevitabilmente una quota
di partecipazione, si inseriscono un sacco di servizi, un pasta party
finale con griglia bbq ottimo e tante accortezze che è evidente abbiano
soddisfatto un po tutti. Io, con circa 10 amici, c’eravamo lo scorso anno
e c’eravamo in questa edizione. Ci sentiamo dunque di poter dare un
parere su ciò che è stato fatto.
La prima impressione si ha nei giorni precedenti l’evento. Iscrizioni
chiuse? Ma come chiuse? Hanno raggiunto il massimo di iscritti? Cioè
lo scorso anno eravamo un centinaio di disperati e quest’anno siamo
oltre 600? Incredibile. Performance da far rabbrividire il Bitcoin.
La realtà è stata però questa. Nonostante che fosse un esperimento,
quello del 2017 aveva già rapito decine di biker convincendo amici,
parenti, amiche, amanti, a partecipare alla prima edizione.
Una fiume di gente, gestito alla perfezione da una macchina
organizzativa lievitata di numero, ovviamente, ben orchestrata e
pronta all’evenienza.
Percorso notevolmente migliorato. Se da parte nostra qualche critica
c’era stata su alcuni chilometri non proprio da sogno da pedalare,
quest’anno è stato davvero superlativo. Scorrevole, facile da “girare”,
con muri importanti e tanto sterrato in più rispetto alla scorsa
edizione senza però escludere chi ha voluto pedalare con le bici da
strada. Beh, la neve qualche buca l’ha portata, ma senza particolari
conseguenze.
Il resto lo ha fatto una delle prime vere giornate primaverili di questo
2018, iniziato con auspici bellici sotto il profilo meteo ma che man
mano prova a rientrare nei canoni di stagione e lasciarci pedalare in
santissima pace. Alberi in fiore ovunque, filari di viti perfetti, dritti,
ordinati, curati. D’altronde è o no una delle zone più famose al mondo
per il prosecco? Lo è, si vede e se ne capiscono in fretta la ragioni.
Dedizione al territorio, cura maniacale e sfruttamento di colline fatte a
posta per l’uso. Perfette.
Ci si pedala che è un “bell’andare”. Ciondolanti si sbuffa su per i muri
che misurano pendenze a volte da skilifit, a volte più dolci e goderecce.
Qualcuno pensando che la gravel potesse essere la bicicletta migliore
ha montato qualche rapporto troppo duro e rimane appiedato. Ma non
c’è cronometro, non c’è ne fretta ne agonismo. Ce la si prende comoda,
fotografandosi qua e la chiedendo agli esterrefatti cittadini veneti la
cortesia per evitare un selfie di troppo.
Si fa guardare e ben volere la Ronda. Se perdi la traccia in men che non
si dica trovi altre decine di concorrenti che ti riportano sulla retta via.
Si viaggia in gruppo, ci si aspetta e si arriva al traguardo con tutta la
calma del caso.
Poi? Un Pasta party degno delle migliori granfondo d’Italia. Bandiere
gialle belghe ovunque, un tabellone da firmare per i finisher che si
fotografano in qualsiasi posizione.
Attestati di merito? A iosa.
Possiamo conclamare senza riserve un successo quasi annunciato. Una
formula nuova che sta letteralmente straripando nell’ambito della
bicicletta. Unire mtb, bdc e gravel in unico evento. Far pedalare spiriti
diversi per lo stesso obiettivo; l’arrivo e la conquista del diploma di
finisher.
Che dirvi ragazzi. Ci avete creduto, siete ampiamente riusciti a
soddisfare palati fini e pretenziosi con qualcosa che crediamo possa
diventare negli anni semplicemente grandiosa.
Da parte nostra, complimenti e tanti auguri per la prossima edizione.
Promesso, ci saremo ancora, “senzadubbiamente”.
Di Emanuele Iannarilli