Interviste ai migliori fotografi italiani di action sport: Simon Cittati

Di DAVE ,

Simon a Sauze per il Superenduro, foto di Matteo Ganora
Simon a Sauze per il Superenduro, foto di Matteo Ganora

Dopo l'intervista a Luca Orlandini, vi proponiamo la seconda intervista ai fotografi italiani di action sport, questa volta sotto torchio è finito Simon Cittati, molti di voi lo conoscono perchè quest'anno è il fotografo ufficiale del circuito Superenduro, inoltre ha seguito diverse tappe di Coppa del Mondo al seguito del Team Playbiker e di tutti gli altri ragazzi italiani impegnati in Coppa. a voi l'intervista...

D: Come ti sei avvicinato alla fotografia e da quanto tempo fotografi?

R: La fotografia mi ha sempre appassionato, già nel 1999 usavo una compatta digitale per documentare le avventure in snwoboard con i miei amici, poi per qualche anno mi sono dedicato, in maniera molto amatoriale, al video, per poi tornare, dal 2004 in poi, alla fotografia, dapprima con le diapositive e poi col digitale dal 2006. Se parliamo di fotografia a livello "professionale" allora direi proprio dal 2006.

D: Qual'è stata la prima foto o servizio che hai venduto e cosa ci vuoi raccontare a riguardo?

R: Me lo ricordo benissimo, era il 2004, si trattava di un reportage per Mountain Bike World sulla Red Bull Bike Battle di Baltimore, negli USA, che avevo realizzato con la Nikon analogica di mio padre (che abita proprio negli States). Ho scattato qualcosa come venti rullini da 36 per avere una quindicina di foto pubblicate, ma che soddisfazione! Ho dei ricordi bellissimi di quella giornata, c'erano tutti i migliori rider di street e dirt americani, Chase, Strait, etc. etc. e poi era un evento organizzato in maniera incredibile, noi giornalisti eravamo trattati come principi! E poi vidi per la prima volta dal vivo trick assurdi come backflip, frontflip, tailwhip...fu una giornata memorabile!

D: Quando hai capito che con la tua passione ci potevi guadagnare lo stipendio?

R: Più o meno nell'estate del 2006, arrampicato su un'impalcatura mentre scattavo foto alla District Ride di Catania. Era un momento molto particolare per me, se ne stava andando mio nonno, colui che mi aveva trasmesso la passione per il giornalismo, e anche se fino a quel momento pensavo che mi sarebbe piaciuto lavorare in pubblicità come copywriter ho capito che dovevo seguire quella passione, e così ho iniziato a dedicarci sempre maggior tempo e impegno.

D: Quali sono i servizi per clienti italiani e stranieri che ti hanno maggiormente soddisfatto?

R: Sono tanti e sarebbe difficile elencarli tutti, a livello giornalistico sicuramente il viaggio in California del 2007, per Mountain Bike World, durante il quale ho seguito per una settimana intera il team Monster Energy Iron Horse con Sam Hill e Sabrina Jonnier vivendo e viaggiando con loro, per poi andare alla Sea Otter Classic e concludere con una settimana in giro tra Fox, Santa Cruz, Specialized e i vari spot californiani...mi ricordo giornate intere in bici e a visitare fabbriche fichissime, poi la sera nei bar di Santa Cruz con tutti gli altri giornalisti e Rennie, a bere fino alle 2...e quando tornavo in hotel dovevo scrivere i pezzi e caricare le foto, perché eravamo in chiusura del giornale! E poi i vari road trip in giro per gli spot italiani con i miei amici Tiziano Mammana e Paolo Viola, alla scoperta dei vari bikepark, ma quante ne abbiamo combinate? Per finire di recente sono stato chiamato a fotografare per conto dell'organizzazione la 24H di Finale, è stata un'esperienza devastante ma bellissima, tutti dovrebbero farla almeno una volta, io come fotografo ufficiale dell'edizione 2009 ho lavorato quasi 42 ore consecutive, cibandomi quasi solo di kebab e birre...

D: Quanto spazio viene dedicato in Italia alla fotografia sportiva? e quali sono le differenze con l'estero?

R: In Italia purtroppo la fotografia sportiva viene solitamente associata agli sport più redditizi e "da cronaca" come calcio e cose simili, ma ci sono tanti e bravi fotografi che sanno rendere una foto sportiva qualcosa di molto più significativa di un semplice scatto al momento giusto. All'estero forse c'è una maggior cultura degli sport in generale, e quindi è facile che vengano visti anch'essi come un mezzo di espressione, oltre che un momento di svago, e questo porta delle conseguenze anche in campo fotografico.

D: Come viene riconosciuto il tuo lavoro in italia? e all'estero?

R: Direi bene in tutti e due i casi. In Italia ho avuto la fortuna di iniziare a pubblicare da subito su Mountain Bike World, la rivista con cui collaboro principalmente, e questo mi ha permesso di avere una bella vetrina per i miei lavori, poi mi ha permesso di trovare clienti come il Superenduro, Alpi Bike Resort, la 24H di Finale, Cannondale, UFO, Sintesi, Kenda e FUNN, per citarne alcuni. All'estero per noi italiani è più difficile perché dobbiamo partire quasi da zero, ma ci sono molte riviste che amano pubblicare reportage dal nostro paese, io ho un ottimo rapporto con Singletrack, è un piacere pubblicare su riviste come la loro.

D: Ci sono molte differenze tra mercato editoriale italiano ed estero?

R: Domanda difficile e "critica". Spesso leggo in giro che all'estero la stampa di settore è più libera e indipendente, ma conoscendo alcune dinamiche dall'interno e non posso dire la stessa cosa. Certo, qui in Italia arriviamo a alcuni casi quasi paradossali, ma anche all'estero non è tutto rose e fiori.

D: Il digitale ti ha aiutato o penalizzato nel tuo lavoro?

R: Direi che non mi ha aiutato, è stato fondamentale! I miei primi lavori in diapositiva mi costavano tantissimo in termini economici e di tempo, è stato col digitale che ho capito che potevo far diventare la fotografia un lavoro!

D: personalmente credo che l'esplosione della fotografia digitale abbia aiutato i fotografi professionisti fornendo loro attrezzature sempre migliori a prezzi più accessibili e inoltre, molto più importante, abbia rimarcato la differenza tra un amatore e un professionista a parità di attrezzatura a disposizione, qual'è il tuo pensiero a riguardo?

R: Il tuo pensiero è interessante, secondo me il digitale sta facendo solo bene alla fotografia, anche se c'è un pò di "abuso" delle reflex, nel senso che molti le comprano e poi le usano come delle normali compatte. Credo che la differenza tra un professionista e un amatore sia soprattutto a livello di formazione, gestione della luce e soprattutto quantità di tempo investita negli shooting e nella ricerca dell'immagine. Credo che con un pò di fortuna quasi tutti riescano a ottenere una bella foto in condizioni ideali, con il sole, un bel sentiero e un bravo rider, ma quando ci sono condizioni miserabili o bisogna svegliarsi alle 4 di mattina vedo pochi amatori in giro...ed è qui che si vede la differenza. Non è da tutti girare in montagna con 20kg di zaino, consapevoli che anche se si va in bici non ci si godrà quasi nulla dei sentieri...

D: Che vi dedicate alla foto degli action sport in Italia non siete molti e più o meno vi conosciamo tutti, a chi ti ispiri per i tuoi scatti e chi sono i fotografi stranieri a cui vorresti rubare qualche scatto?

R: Ci sono tanti fotografi che mi piacciono e a cui mi ispiro: Duilio Polidori, che è stato uno dei miei "insegnanti", è un mago del bianco e nero, con la sua Leica fa delle cose incredibili, e sviluppa e stampa tutto da solo. Un vero artista. Mi piacciono molto i lavori di Damiano Levati, Olaf Pignataro e Alessandro Belluscio, e in materia di illuminazione non posso non citare Matteo Ganora, che è un vero mago dei flash e mi ha dato tantissime dritte.

D: Qual'è l'ottica che preferisci per i tuoi scatti?

R: Decisamente il 70-200 2.8L USM Canon, ovvero il "biancone", anche se ultimamente mi diverto moltissimo ad usare il 50mm 1.8 Canon, un piccolo obiettivo da appena 80 euro che però permette di ottenere effetti molto interessanti.

D: se potessi avere a tua disposizione un campione di mountain bike del presente o del passato per una photo session chi vorresti? e se parlassimo di un altro sport chi vorresti fotografare?

R: Mi piacerebbe fotografare Sam Hill a Big Bear. Non so se hai presente la sua parte video in Hypnosis, uno dei primi video di Clay Porter, ma su quelle piste polverosissime tirava dei drift da paura, mi piacerebbe un'intera photo session lì. Parlando di altri sport quelli che mi affascinano di più al momento sono il motocross e lo snowboard, quindi mi piacerebbe fotografare star come James Stewart o Tony Cairoli, o un super pro di snowboard in qualche situazione di jibbing urbano veramente tosta.

D: qual'è lo spot italiano in cui hai trovato gli scatti migliori?

R: Sauze d'Oulx senza dubbio, quel posto è magico! È li che ho realizzato le mie prime due copertine, c'è qualcosa di speciale, la vegetazione, la luce, i sentieri, è tutto perfetto! Anche in Sicilia, durante il road trip con i ragazzi di Tri-Ride, sono usciti degli scatti spettacolari.

D: Oltre alla mountain bike e agli action sport cos'altro ti piace fotografare?

R: Mi piace "giocare" al fotogiornalista, e dico giocare perché per ora è solo un gioco, ma fino a poco tempo fa volevo dedicarmici seriamente. Mi piace, quando posso, seguire alcuni eventi di cronaca, e mettermi alla prova in situazioni particolari. Ho avuto modo di scattare alla cerimonia di insediamento di Barack Obama a Washington lo scorso 20 gennaio, è stata una giornata stremante ma bellissima. Ovviamente ero senza accredito e a causa delle strettissime misure di sicurezza avevo con me solo un corpo macchina e un paio di ottiche, ma sono usciti fuori una ventina di scatti molto interessanti, che per me saranno il ricordo di una giornata storica.

D: Non voglio sindacare se sia meglio Nikon e Canon perchè non arriviamo più alla fine, ma tu che marca di attrezzatura usi e perchè?

R: Canon perché ho iniziato con Canon e mi è piaciuta. Devo dire che ultimamente Nikon è uscita con delle gran macchine, ma a livello professionale penso che tutto sommato ci sia sempre una sorta di parità. E comunque l'importante è quello che si fotografa.

D: Grazie per la disponibilità, a te la conclusione.

R: Innanzitutto grazie a voi per lo spazio. E poi...grazie ancora per lo spazio. No, scherzi a parte, non so come concludere quest'intervista, sono un pò logorroico e penso di aver già annoiato la maggior parte dei vostri lettori, quindi un saluto e ci vediamo presto sui sentieri.

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