Intervista a Maria Cristina Nisi
Di GIANCARLO COSTA ,
Di Emanuele Iannarilli
Maria Cristina Nis:; sfiora la carriera tra le professioniste in strada e
a poco più di tre mesi dall’inizio della sua esperienza si ritrova ad
abbandonare il suo sogno a causa di qualcuno che aveva
“innestato” nei suoi pensieri il seme della sconfitta, il seme
dell’autocommiserazione. Perde la voglia, non vuole più salire su
una bicicletta ma poi, poi, come spesso succede a chi ha il successo
nel sangue torna il sole. Quel sole ha un nome e un cognome, e la
mtb lo rende più splendido che mai.
Scopri la bicicletta “tardi” ma te ne innamori e cominci a pedalare
come se non ci fosse un domani, come a dire: “Ehi, e tu dov’eri
stata fino ad adesso?”. Raccontaci come sei salita sulla prima bici e
cosa è scattato, fino alle prime gare.
Salve a tutti sono Nisi Maria Cristina la mia passione per la bicicletta
è nata dopo una stagione fatta in un campeggio e dalle mie parti in
zona Talamone. Acquistai una Legnano che ricordo pesava 15 kg.
Da lì è iniziata la mia avventura, la mia scalata, fino ad arrivare
dove sono ora.
Ho avuto il piacere di conoscere una persona che mi ha
accompagnato inizialmente durante la mia prima granfondo. Ho
fatto tanta esperienza, ho fatto molte gare, sono cascata ma mi
sono sempre rialzata e non mi sono mai demoralizzata anzi ho
sempre tirato dritto per la mia strada pensando che comunque
potevo fare sempre di più e potevo soprattutto dare sempre di più.
Arrivano i primi risultati, le prime affermazioni e qualcuno pensa
che sia ora del passo verso il professionismo. Dura un lampo,
qualche mese e il sogno svanisce. Cosa hai provato in quei giorni,
come può un’atleta ritrovarsi così in basso moralmente dopo aver
sofferto e dato tutto per un sogno?
Ho iniziato a capire che avrei potuto riscuotere successo in questa
disciplina dopo il terzo anno di corsa su strada. Infatti nel 2010
sono riuscita a vincere 18 granfondo. Probabilmente però, le
persone che mi stavano intorno o non so forse anche io come
persona, non riuscivo a trovare un punto stabile, una linea guida e
quindi era tutto un po' in balia delle onde. Dopo due o tre anni sono
riuscita a firmare un contratto Elite con la Servetto Footon ma la mia
esperienza è durata pochi mesi perché purtroppo questo sport non
è fatto solo di gambe, ma è fatto soprattutto di testa e lì la testa
non mi ha supportato. Quindi decisi di mollare. La bici però è
sempre rimasta un pilastro fondamentale, quindi continuavo a
pedalare per puro piacere e per mantenermi in forma.
L’abbandono e poi…una luce. Una persona, una nuova passione
sempre a due ruote ma stavolta non più slick ma tassellate. Quanto
è stato difficile il passaggio? Quanto hai dovuto soffrire ancora per
poter colmare quel gap tecnico, quel dazio che chi arriva dalla
strada deve pagare?
Dopo qualche anno ho avuto la fortuna di trovare una persona
speciale che tuttora mi sta accanto, il mio compagno di vita.
Insieme abbiamo detto “ Dai Cri riproviamoci”. Abbiamo iniziato
questa avventura e devo dire la verità all'inizio era veramente
molto dura mettere il piede a terra, non riuscire a passare una
semplice pozzanghera, era molto umiliante. Non nego che a volte ci
scappava anche qualche lacrimuccia. Ho ancora molto da lavorare,
perché come dico sempre, non sono discesista però si può sempre
migliorare e crescere e soprattutto bisogna sempre crederci perché
bisogna sempre superare i nostri limiti.
Poi finalmente torni a vincere, torni ad essere te stessa, con la
stessa cattiveria (agonistica) e con la stessa voglia di vincere e
divertirti. Dove si può arrivare adesso? A cosa punti a breve? E
quale il sogno proibito in sella alla mtb?
Sono molto felice delle mie vittorie, dei miei risultati e mai avrei
pensato di poter arrivare così in alto. Ma ci sono e questo non è
merito solo mio ma come ho detto anche del mio compagno che mi
sopporta tutti i giorni.
Non voglio mettermi delle mete io corro per divertirmi e per capire
dove posso arrivare. Non ho un sogno nel cassetto, è già tanto
quello che ho raggiunto. A volte non mi rendo conto di dove sono,
ma sono orgogliosa di dimostrare il mio valore, come atleta e come
persona.
Avere un compagno meccanico ti sgrava da tante cose. Voglio dire,
magari non ti laverà la bici tutte le volte che esci ma sembrerebbe
che la mano magica dei tuoi ingranaggi sia ovviamente lui? Ti senti
comunque “forte” in ciò o lasci fare e ti fidi?
Forse è una domanda che dovremmo fare a lui…(ride).
Noi atleti Elite siamo molto esigenti, a volte anche un po'
rompiscatole però io mi fido molto di lui, forse solo di lui anche se
sto imparando a fidarmi anche delle persone che in questo
momento mi stanno intorno e che credono nel mio lavoro.
Insieme al tuo team che ricordiamo essere il Bike Innovation Pissei
Focus ti supporta anche Fir, Fabbrica Italiana Ruote, marchio rinato
sotto i colpi innovativi di Gist Italia distributore e proprietario.
Prima curiosità che ci ha svelato: non corri con i cerchi in carbonio
come abbiamo potuto notare in tante granfondo. Spiegaci le
motivazioni personali.
Sì ho la fortuna che Gist mi abbia supportato sin dal 2016 con i suoi
materiali. Con le ruote FIR mi sono trovata subito benissimo
soprattutto con le ruote in alluminio. Per me che ancora non sono
un amante delle discese, trovo più capaci di indirizzarsi anche verso
un cambio direzione mentre con le ruote in carbonio bisogna essere
molto più acrobati diciamo perché quando segui la linea devi
portarla avanti ed io ancora devo lavorare molto su questi aspetti.
Il cerchio che utilizzi è il Fusion Lite. Sia gara che allenamento
stessi cerchi. Cosa apprezzi di più e cosa è ritieni sia più importante
per te? Peso, affidabilità, rigidità, scorrevolezza.
Secondo me nei mezzi che usiamo oggi è molto più importante
l'affidabilità e la sicurezza piuttosto che la leggerezza. A volte un
materiale per essere troppo leggero rischia che possano capitare
dei guasti meccanici e ciò potrebbe compromettere sia la gara che
la prestazione.
Ci hai svelato un “segreto” che sarebbe stato difficile notare. Un
colpo di genio del tuo “meccanico” che in barba al maggior peso
che la modifica può apportare, porta indubbi vantaggi alla ruota in
termini di rigidità. In cosa consiste?
ll segreto che non tutti notano è un vecchio metodo che si usava
molti anni fa, ed è quello di legare insieme raggi per rendere la
ruota più rigida e in caso di rottura di un raggio quest'ultimo non dà
problemi di andare ad infilarsi da qualche parte ed io non mi devo
fermare in gara.
Pressioni gomme, queste eterne incomprese. Si sa, ad ognuno le
sue, forse una delle cose più personali in assoluto. Sappiamo che ti
piace “rasentare” ben bene il terreno. Quali rischi per avere gli
sperati benefici di aderenza? Quali incognite dietro la “bassa”
pressione?
Come abbiamo detto le ruote con cui corro sono ruote in alluminio
con il canale da 25. Ciò mi consente di tenere delle pressioni molto
basse. Io tengo sempre le stesse pressioni che vanno sotto l'uno e
084 nella ruota anteriore e ho iniziato ad aumentare la pressione
nella ruota posteriore infatti sono riuscita ad arrivare a 110. Però ci
tengo a precisare che il mio peso fisico mi consente di viaggiare a
pressioni così basse, cosa non scontata per fisici più robusti e
pesanti.
Facendo tanti chilometri in mtb, sia in allenamento che in gara hai
sicuramente delle sensazioni, del feeling che ti lega alle tue ruote.
Se dovessi sussurrare dentro un orecchio di un tecnico Fir, cosa gli
chiederesti di migliorare e quale complimento ti verrebbe
spontaneo?
Prima cosa ringrazierei il tecnico FIR della possibilità che mi ha dato
di poter testare i prodotti e poi sinceramente sono ruote veramente
performanti dal mio punto di vista. Farei dei tentativi su nuovi
mozzi e anche nuove raggiature. Però il prodotto già ottimo così.
Voltiamo per un attimo pagina. 6 vittorie in questo inizio di
stagione, un quarto posto alla Gf degli Etruschi a Cecina. Qualche
giorno prima della gara ci avevi confessato che non sarebbe stata
una passeggiata di salute per te e che il percorso non si addiceva
molto alle tue caratteristiche. Bene, anzi meno bene visto il terzo
posto effettivo finale, ma che però non è certo da buttare visto il
podio d’Elite. Ma quali sono le tue caratteristiche? Dove ti senti
davvero forte? Dove hai proprio quella sensazione e senti quella
vocina che ti dice “Vai proprio forte”?
Sinceramente non so bene quali siano le mie qualità in bicicletta. Io
parto e cerco di dare sempre il massimo. So che in salita vado
molto forte e anche se la mia condizione ancora non è al top ma
siamo sulla buona strada.
Credo che ogni atleta a seconda delle discipline in cui è indirizzato
deve lavorare per quello. Quindi se è un anno mi dovessero
proporre di gareggiare nei cross country mi impegnerai per quello.
Ora sono una “maratoneta” e lavoro e mi alleno per quello.
Alla Capoliveri Legend nuovamente sul podio dietro solo a Mara
Fumagalli che sta davvero facendo cose egregie in questo inizio di
stagione. Alla fine sembravi raggiante del risultato e di come eri
riuscita a gestire la gara. Pensi che lei sia l’avversaria più dura per
il campionato italiano marathon? Da chi altro dovrai guardarti?
La Mara (Fumagalli ndr) sta andando molto forte in questo inizio di
stagione. E’ una grande atleta e ha molta esperienza. Però io temo
tutte le avversarie perché come dico sempre ogni gara ha mille
incognite e quindi non si sa mai come va a finire. Io cerco di dare
sempre il massimo. A volte riesco a vincere altre arrivando seconda
o anche ultima. L'importante è dopo capire dove bisogna lavorare
per poter crescere e poter dare sempre il massimo.
Vorrei chiudere questa chiacchierata in maniera un po più “mistica”
dando un più spazio alle sensazioni ed alle emozioni che la
mountain bike regala cercando di trasmettere cosa si prova a
pedalare in posti belli come l’isola d’Elba o su percorsi mitici come
quelli della Hero o della Dolomiti Superbike. Ti ringraziamo davvero
per il tempo concessoci e ti aspettiamo al prossimo traguardo a
braccia alzate. In bocca al lupo.
Voglio concludere ringraziando tutta la New Team che mi sopporta
ogni gara e che mi ha aiutato a raggiungere questo meraviglioso
traguardo, la nazionale. Ringrazio il mio compagno di vita che come
ho detto mi supporta e mi sopporta in ogni allenamento.
Ovviamente tutti gli sponsor che hanno permesso tutto ciò a partire
da Gist, 0 Factory P6 e Focus che ci hanno messo a disposizione i
mezzi con cui sia io che i miei compagni stiamo ottenendo dei
bellissimi risultati.