Francesco Moser, la leggenda del ciclismo per una sera a Traversella in Valchiusella (TO)
Di GIANCARLO COSTA ,
Traversella e la Valchiusella hanno assistito domenica sera al passaggio di una leggenda dello sport, e non di uno sport qualsiasi, ma di uno sport in cui fatica e sacrifici, coraggio e tenacia sono nel DNA di chi lo pratica. Parliamo di Francesco Moser e del ciclismo, ma la serata che lo ha avuto come ospite al “Ristorante Le Miniere” di Traversella, non era incentrata sulle sue gesta sportive, bensì sulla sua attività di viticoltore. I vini della cantina Moser, che hanno deliziato il palato dei partecipanti della serata, sono diventati il suo fiore all'occhiello, che cura con passione come se fossero una delle gare più prestigiose vinte in carriera, una Roubaix, o un Lombardia, o il Mondiale, o il Giro d'Italia, o il record dell'ora, che infatti ha dato il nome allo spumante 51,151. Numero che magari non significa nulla per chi è un somellier, numero che significa molto per il produttore e per chi lo ha seguito con passione nel corso della sua splendida carriera.
E già, 51,151 chilometri percorsi in un'ora, in bicicletta, un record che all'epoca, era il 1984, fu clamoroso. Perchè Moser superò la barriera dei 50 km/h è perchè lo strappò a Eddy Merckx, il “cannibale”, il più grande di tutti i tempi. Non che Moser fosse da meno quando si trattava di vincere, 273 le sue gare vinte, primo in Italia e terzo al mondo proprio dietro Eddy Merckx.
Non si doveva parlare di ciclismo, ma solo di vini, eppure quando prende la parola e saluta gli ospiti intervenuti, è impossibile far finta che la bici sia solo un mezzo di trasporto.
Il suo racconto parte da lontano, dalla famiglia di 10 fratelli, di cui 2 sono stati corridori, dalla gioventù di lavoro e fatiche nelle vigne e nei boschi, alla passione di famiglia per le biciclette, al diventare corridore che era un mestiere meno faticoso e più divertente del contadino, che gli ha dato tanti successi e fatto girare il mondo. E alla fine, quando scende dalla sella della bicicletta, il ritorno alla terra, alle sue origini contadine, che fa ripartire l'azienda di famiglia, come quella del padre, con i figli, sulle colline sopra Trento.
“Venendo qui, a Traversella, ho scoperto una valle di cui non ne conoscevo l'esistenza. Una piccola valle tra le montagne, come quelle dalle mie parti in Trentino. Sono nato in Val Cembra e anche se ho girato mezzo mondo, a volte capita di trovare dei posti, anche vicino a casa, dove non sono mai stato. Oggi ero in Piemonte, prima a Nizza Monferrato a presentare il mio libro (Ho osato vincere), poi a Cerro Tanaro per un museo della bicicletta e adesso qui a Traversella per i vini della mia cantina” – A detto Moser durante il suo intervento. Ha presentato i suoi vini e poi il discorso è immancabilmente scivolato sulla bicicletta - “Dalle vigne sulle colline sopra Trento si vedono le montagne, si vede il Monte Bondone. Un montagna entrata nella storia del ciclismo, perchè ci fu l'arrivo di tappa del Giro d'Italia del 1956, con il terribile arrivo tra la neve, tappa vinta da Charlie Gaul che poi vinse quel Giro. Ho qualche ricordo di quella tappa, io ero piccolo, sono nato nel 1951, ma correva mio fratello Aldo, da cui ho preso la passione per la bicicletta. Dicono che sia ciclismo epico, ma tappe come quelle è meglio annullarle, sono pericolose e una sofferenza se devi farle in bicicletta, può succedere di tutto. Ricordo la tappa del Gavia del 1988, sotto la neve, io avevo smesso di correre ma ero dietro ai primi, non si vedeva niente, c'era la neve e la nebbia, se qualcuno cadeva fuoristrada sa ne accorgeva alla sera in albergo che non era arrivato. Quel Giro lo vinse Hampstin, ma in condizioni normali l'avrebbe vinto Chioccioli. Tanti corridori erano letteralmente bloccati dal freddo, alcuni scesero il Gavia in macchina, poi li lasciarono lo stesso in classifica, altrimenti rimanevano pochi in gruppo. Erano altri tempi, adesso se uno fa uno sbaglio come Nibali alla Vuelta e si fa tirare per 200 metri, lo vedono in mondovisione e non possono far finta di niente e sono costretti a squalificarlo com'è successo a lui. E' un altro ciclismo, adesso tutti usano le biciclette in carbonio, che sono più leggere e performanti, io ho sempre corso con le biciclette in acciaio, allora c'erano solo quelle. A Trento facciamo una corsa con le biciclette “vintage” (La Moserissima) dove per partecipare bisogna usare le biciclette più antiche che uno ha disposizione. Alla fine è bello anche questo della bicicletta”.
Come è stato bello questo incontro per una sera con un personaggio che ha scritto pagine importanti del ciclismo, che ha segnato un'epoca, gli anni '80, con la sua classe, con le sue tante vittorie, su strada e in pista, con le sue innovazioni nel ciclismo, le bici con le ruote lenticolari, le protesi per le cronometro, ma soprattutto con il suo carattere forte e determinato di uomo d'altri tempi, che ha le radici nella terra del Trentino come le sue vigne.