Fausto Coppi 60 anni dopo
Di GIANCARLO COSTA ,
Era il 2 gennaio del 1960, l’Airone chiudeva le ali, moriva Fausto Coppi, il “Campionissimo” del ciclismo italiano e mondiale. All’età di 40 anni, a causa di un attacco di malaria non diagnosticato correttamente, se ne andava non solo un campione del ciclismo, ma un simbolo della rinascita italiana del dopoguerra, un ciclista che aveva vinto 5 Giri d’Italia, 2 Tour de France e il Campionato Mondiale, che faceva scendere sulle strade del Giro d’Italia una folla di persone, che per un attimo almeno avrebbero potuto dire di aver visto passare Coppi, il Campionissimo.
Nel 2019 si sono festeggiati i 100 anni dalla sua nascita, in suo onore suo paese natale, è stato chiamato Castellania-Coppi.
Ieri giovedì 2 gennaio, è stata celebrata una messa nella chiesa vicino al Mausoleo che ospita le spoglie di Fausto Coppi e del fratello Serse; quindi la consegna del premio 'Welcome Castellania 2020' al giornalista sportivo belga Philippe Maertens, al giornalista e scrittore francese Salvatore Lombardo e all'imprenditore e grande appassionato di ciclismo Valentino Sciotti.
Al Museo dei Campionissimi di Novi Ligure, inaugurata la mostra 'La Matta e l'Airone al Tour del '52' dedicata all'Alfa Romeo Matta AR 52, ammiraglia che accompagnò la Nazionale e Fausto Coppi in quel trionfale Giro di Francia. Inoltre sono esposte una serie di fotografie e pannelli che ne raccontano la storia. “Fausto Coppi 100 anni dalla nascita, 60 anni dalla morte” è il titolo dell'incontro fatto a Tortona, con filmati, colonne sonore e testimonianze di giornalisti sportivi.