Elisa Balsamo e Julian Alaphilippe campioni mondiali di ciclismo, Italia prima nel medagliere
Di GIANCARLO COSTA ,
Continua l’estate magica dello sport italiano, con i Campionati Mondiali di ciclismo su strada in Belgio. Elisa Balsamo è la regina delle Fiandre e l’Italia è al primo posto nel medagliere della manifestazione iridata. La predestinata del ciclismo azzurro, dal sorriso coinvolgente e una determinazione ferrea, vince la volata della vita e regala all'Italia del ciclismo il terzo titolo iridato, dopo 10 anni, di un mondiale che assume sempre più i contorni di una cavalcata trionfale.
"Sono totalemente senza parole" dice la nuova campionessa del mondo dopo aver tagliato il traguardo di Leuven. E ancora: "Non posso crederci, è un sogno che si realizza dopo una stagione lunga come questa. Tutta la squadra è stata fantastica, mi ha permesso di battere una del livello di Marianne Vos. All'ultima curva ho soltanto pensato ad andare a tutta, mi sono presa questa maglia e indossarla per tutto il prossimo anno sarà un sogno. Ringrazio le mie compagne e tutto lo staff, è anche grazie a loro che sono arrivata fino a qui".
Il pianto di Elisa subito dopo aver tagliato il traguardo, il suo ripetere incredula "che ho fatto... ma ho vinto?" consegnano agli annali una campionessa in grado di stupire per la forza delle sue volate e la semplicità con cui affronta la vita di tutti i giorni, tra allenamento e studio.
"A due chilometri si è formato il nostro treno, direi così, per caso. Ci siamo organizzate quelle che c'erano. La Longo mi ha detto, mettiti alla mia ruota e stammi dietro...". Ai 200 metri la Longo Borghini fa per spostarsi; la cuneese la guarda e fa segno di no, non è ancora il momento. Sa che dietro ha Marianne Vos, campionessa di mille batteglie in solitaria come in volata. "Avevo paura di partire troppo presto. Poi, alla fine, di essere rimontata. Per non sbagliare ho dato anche il colpo di reni." Nella descrizione c'è tutto il carattere di questa ragazza di 23 anni, che dimostra come i successi non nascono per caso, ma sono frutto di tanto lavoro. Sotto lo striscione ha ancora mezza bicicletta sulla Vos in rimonta. Più dietro, sul terzo gradino del podio, sale la polacca Niewiadoma, un'altra che non fa sconti a nessuno su nessun terreno.
Elisa Balsamo entra così nell'aristocrazia del nostro sport completando un palmares anch'esso regale: campionessa del mondo juniores nel 2016, campionessa d'Europa a Plouay nel 2020 oltre ad una manciata di titoli europei e mondiali su pista.
Dino Salvoldi, con la voce rotta dall'emozione, esalta la prova di tutta la squadra: "E' accaduto tutto quello che avevamo previsto. Non per questo si può dire che sia stato un successo scontato. L'Olanda si è dimostrata una formazione ricca di talento, ma oggi le azzurre si sono dimostrate superiori. Propongo di cambiare il protocollo delle premiazioni, invece di far indossare la maglia iridata solo al vincitore sarebbe giusto, mai come in questo caso, che la indossassero tutte."
Anche il presidente della FCI Cordiano Dagnoni è sulla stessa onda: "Vedere gioire, oggi come ieri, tutta la squadra per le vittorie mondiali dimostra che il clima è cambiato: si lotta tutti per uno stesso scopo. Mi auguro che questo 2021 non finisca mai per le tante gioie sportive che ci ha regalato. Il ciclismo corre sulle ali del successo: dal quartetto alle Olimpiadi a questo mondiale... non vogliamo smettere di sognare."
L'Italia porta a casa il titolo iridato assoluto a distanza di 10 anni dalla vittoria di Giorgia Bronzini in Danimarca, nel 2011, ed è il sesto dopo quelli di Alessandra Cappellotto, Marta Bastianelli, Tatiana Guderzo e i due della stessa Bronzini.
Gara maschile
Il nuovo campione del mondo è quello uscente. Julian Alaphilippe confezione la gara fotocopia dello scorso anno e lungo le strade delle Fiandre, davanti ad un pubblico incredibile, va a vincere la sua seconda maglia iridata. Salgono sul podio, alle sue spalle, l'olandese Van Baarle e il danese Valgren.
L’Italia di Davide Cassani corre bene, nonostante una caduta metta alle corde gli azzurri, costringendoli ad un inseguimento di una trentina di chilometri e al ritiro anticipato di due uomini fondamentali: Matteo Trentin e Davide Ballerini.
Il 10° posto di Sonny Colbrelli chiude un Mondiale per l’Italia che comunque migliore era difficile immaginare. Stila un primo bilancio il presidente Cordiano Dagnoni, che ha seguito con partecipazione queste giornate esaltanti: “E’ stato un mondiale fantastico, abbiamo chiuso col primo posto nel medagliere" e riferendosi alla gara di oggi: "ovviamente non può essere sempre festa: oggi non siamo stati fortunati ma abbiamo corso bene, peccato per la caduta iniziale che ha messo fuori gioco due pedine importanti per noi. Bisogna dare onore al merito del vincitore perché è stato nettamente il più forte e ha meritato di vincere”.
Nel medagliere finale troviamo tutti gli elementi tecnici per valutare al meglio questa edizione iridata. L'Italia chiude in testa il medagliere, con tre ori e un bronzo, nel Mixed Relay, specilità di recente istituzione ma che ben fotografa la complessità di un movimento sportivo. Due ori provengono da settore maschile, uno da quello femminile. Equamente distribuite anche le medaglie per quanto riguarda in linea/crono: mostrando che dietro al fenomeno Ganna crescono, anche per le prove di un giorno, giovani talenti. Ci sarà tempo per stilare un bilancio più completo di questa esperienza in Belgio, ma gli elementi evidenziati lasciano intravedere un'ottima base per programmare il quadriennio appena partito.
E' stato anche l'ultimo mondiale di Davide Cassani alla guida della Nazionale: “Una giornata di emozione e sfortuna. Matteo Trentin e Davide Ballerini ci sono mancati anche se si sono messi a disposizione per chiudere sulla fuga iniziale. Dopo la caduta stavano molto male. Nel finale c'erano 17 uomini davanti e 3 dei nostri che sono stati molto bravi. Nulla da dire, ha vinto il più forte. Con questo Alaphilippe mi è parso di vedere il Bettini dei bei tempi che faceva 3-4 scatti consecutivi finchè non riusciva ad andare via".
Tornando sulle fasi cruciali: “Forse Sonny ha tergiversato un pochino, ma il problema nostro è stata la mancanza di un uomo nel finale, nonostante la presenza di Nizzolo che si è sacrificato, ne sarebbe servito un altro”.
Il CT conclude. “E' stato comunque un mondiale da pelle d'oca. Bellissimo finire qui la mia avventura con un pubblico straordinario. Oggi sicuramente non ho rimpianti, se non maledire la sfortuna. Anche un corridore come Giacomo Nizzolo mi ha ringraziato per la bellezza di questo evento. Ripeto onore ad Julien. Sapevamo che era forte ed aveva puntato deciso al Mondiale saltando anche l'olimpiade”.
Fonte Federciclismo