Elena e Marco concludono il loro viaggio nell'estremo nord (parte 4)

Di DAVE ,

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Ed eccoci con la parte conclusiva del lungo viaggio di Elena Massarenti e Marco Costa, i due

L’indomani ci aspetta la tappa più lunga e difficile di questa traversata. Piove e di nuovo il fango diventa protagonista, ogni volta che smettiamo di pedalare il nostro corpo è scosso dai tremiti, perché fa freddo e siamo bagnati. Non essendoci alcun posto dove ripararci siamo costretti a mangiare in bici, ci fermiamo ogni 10km giusto qualche minuto per introdurre un po’ di cibo che ci consenta di continuare per i 10km successivi. Non è possibile montare la tenda, è una zona paludosa quindi decidiamo di pedalare no-stop fino a raggiungere un campo statale che offre almeno poche piazzole in terra battuta.

Mente fissa sull’obbiettivo, concentrazione massima sulle nostre forze, sostegno reciproco e serenità d’animo ci consentono di raggiungere la meta all’una e mezza del mattino. “In questi momenti si pensa molto, si cerca di tenere la mente impegnata per non ascoltare la fatica, il freddo e la pioggia che oltrepassa le protezioni... a volte canto, o ripeto i canoni di Teizè che mi aiutano a mantenere la concentrazione, trovo la forza nell’Energia Superiore e Creatrice di ogni essere, cerco il sostegno nell’Entità al mio fianco, al fianco di ognuno di noi, questo è ciò che mi permette di trovare la serenità d’animo necessaria nei momenti difficili”.

Stanchi, affamati, bagnati e completamente ricoperti di fango, come le nostre mountain bike, raggiungiamo il solitario campo accompagnati da un regalo della Natura, il sole di mezzanotte. Da circa mezz’ora ha smesso di piovere e a nord uno squarcio tra le nuvole ha permesso al cielo di colorarsi di rosso intenso. Tutta la nostra fatica è stata pienamente ripagata da questo spettacolo naturale. Montiamo la tenda senza pioggia e siamo talmente stanchi che alle due del mattino ci infiliamo nel sacco a pelo senza neppure mangiare.

Il giorno successivo il sole splende alto, neppure una nuvola, questo manda il morale alle stelle. Ci mancano solo 50km per raggiungere Inuvik. Ricompaiono i boschi di abete, laghi di un azzurro intenso da confondersi con il cielo, il contrasto dei colori è sbalorditivo. In poche ore siamo a Inuvik (3485ab.), un villaggio di nativi sul delta del fiume McKenzie, isolato dal resto del mondo e raggiungibile solo attraverso la Dempster o in aereo. Le antiche tradizioni sono ancora vive tra i First Nations e la caccia e la pesca sono le principali attività di sostentamento.

Qui non mancano le comodità, ma al di fuori dei confini non c’è nulla per centinaia di Km. In estate hanno sempre luce, ma durante il lungo inverno le temperature arrivano fino a -60° C e non viene mai giorno. E’ inevitabile chiedersi come possano vivere così isolati e comprensibile come l’alcolismo sia una piaga che affligge molti di questi villaggi. Abbiamo concluso il nostro progetto, il cuore che batte forte è una sensazione di soddisfazione estrema, di conquista, di scoperta di se stessi della propria mente e delle proprie capacità.

Abbiamo sofferto e gioito, discusso e riso, percepito tutte le sensazioni della Natura, ne abbiamo vissuto i diversi aspetti e soprattutto abbiamo acquisito nuove Esperienze. Tornati a Whitehorse con un passaggio di fortuna decidiamo di partire per un trekking a piedi di tre giorni nel Kluane National Park, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. La tutela e la salvaguardia di un’innumerevole varietà di animali e vegetali affianca gli studi sui magnifici ghiacciai presenti nell’area. Costituito da numerose cime, è conosciuto per il famoso Monte Logan (5950m.), la cima la cima più alta del Canada, meta di numerose spedizioni alpinistiche.

Aggiorniamo nuovamente il materiale e l’attrezzatura necessaria per il cambio di attività e partiamo per il Kluane situato nella parte sudovest della regione dello Yukon, definito selvaggio e di difficile accesso. All’ingresso del parco è obbligatorio registrarsi e affittare i contenitori per il cibo a prova di orso; in questo parco sono numerosissimi gli orsi Grizzly e come sempre bisogna adottare tutte le norme di sicurezza necessarie. All’interno del area non esistono rifugi o posti tappa, niente ponti per attraversare i torrenti, bisogna farlo a piedi. Anche qui la Natura domina indisturbata. Scegliamo di avventurarci lungo lo Slims West Trail che conduce all’Observation Mountain da cui è possibile vedere tutto il ghiacciaio del Kaskawulsh.

Tre giorni nel cuore di queste terre, ci consentono di rimanere estasiati per i grandiosi panorami. Il campo base è di fronte al Monte Kaskawulsh (3000m.), mangiamo seduti a terra accanto al fuco, in silenzio, per non disturbare la magia del sole che tramonta illuminando le bianche vette. Al risveglio gli scoiattoli ci fanno compagnia con il loro frenetiche attività, il tempo è peggiorato ma partiamo ugualmente per tentare di raggiungere la vetta dell’Observation Mountain. Dopo aver attraversato alcuni torrenti, prima di iniziare a salire lungo il ripido sentiero, ci imbattiamo in un bellissimo esemplare biondo di Orso Grizzly. Ci fermiamo, per qualche ragione non siamo spaventati, sappiamo di non doverlo sorprendere e di non dover fuggire, alziamo le braccia, come da procedura, per permettergli di individuarci come figure umane e lo avvisiamo della nostra presenza parlando con calma e facendo rumore.

Ci ha guardato per un breve istante e poi ha continuato a mangiare tra i cespugli proseguendo il suo cammino. Non eravamo sicuri di quale reazione potesse avere fino a quando non ci ha avvistato, quello è il momento decisivo che determina il suo agire, noi uomini possiamo solo ammirare l’imponenza di un animale che regna su queste terre.

Proseguiamo la nostra salita ma a 400m. dalla cima siamo costretti a rinunciare, piove e la nebbia non ci consente di seguire gli ”Inuckshok”, i tipici segnavia di pietra così chiamati in lingua indiana. A malincuore scendiamo, ma siamo comunque appagati per l’incontro pacifico con il Grizzly. Al campo e condividiamo le nostre emozioni con una coppia di canadesi che nel frattempo ha acceso il fuoco. L’indomani il cielo è limpido, ma noi dobbiamo rientrare, il tempo disponibile per il nostro viaggio è finito. Durante questa avventura abbiamo potuto osservare molti animali nel loro ambiente naturale: Orsi Grizzly, un Lupo Artico, Caribù, Alci, Castori, Scoiattoli e altre specie di roditori, Quaglie, Anatidi, Cigni, Aquile, Pecore selvatiche.

Diventi parte della Natura, ne segui i ritmi, dimentichi i ruoli che interpreti nella comunità in cui vivi e nella società stessa. Non hai mezzi di comunicazione, cellulare o internet, agende fitte di impegni, non hai alcuna comodità o possibilità di sosta al di fuori di quello che ti può offrire la Natura e quando ami questo ambiente, quando ti senti te stesso, quando ti accorgi di essere parte integrante del Creato non hai più bisogno di nient’altro. Si ha la grande ricchezza e possibilità di spogliarsi del superfluo che ci circonda e ci nasconde e di lasciare che corpo e mente entrino in completa sintonia con l’Ambiente Naturale. Quando si vive così intensamente un’esperienza come questa si impara ad osservare il mondo e la vita libero dai vincoli culturali e sociali e apre il cuore e la mente all’Ascolto e alla ricerca dell’Essenziale.

Ringraziamo tutte le persone incontrate durante il nostro cammino che ci hanno sostenuto e aiutato, grandi esempi di umanità. Un ringraziamento ai nostri sponsor che hanno creduto in noi.

Grazie!Continuate a seguire le nostre avventure sul sito: www.wildtrack.itwww.costamarco.it

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