Giro d’Italia Ciclocross: sul fango di Osoppo volano Cristian Cominelli e Francesca Baroni

Di GIANCARLO COSTA ,

Partenza Giro d'Italia Ciclocross Osoppo (foto organizzazione)
Partenza Giro d'Italia Ciclocross Osoppo (foto organizzazione)

Giornata da tregenda nel Parco del Rivellino di Osoppo (UD) per la quinta tappa del Giro d’Italia Ciclocross. Sulla gara organizzata dal Jam’s Bike Team Buja, blasonato team che con il supporto dell’ASD Romano Scotti ha messo su la tredicesima edizione della gara dedicata alla memoria di Jonathan Tabotta, dal cielo è venuto giù tutto quello che il Giro d’Italia Ciclocross numero undici ha atteso sin dalla prima tappa, ovvero quell’acqua che, impastata con la terra dallo scorrere delle ruote tassellate, produce un amalgama chiamato fango, l’ingrediente fondamentale per ogni delizia a base di ciclocross sotto l’egida della Federazione Ciclistica Italiana.
Con l’acqua dal cielo e un piacevole fango sotto le ruote sono cambiati tutti, o quasi, i valori in campo, con molte sorprese e poche conferme in uno scenario allestito a tempio del ciclocross anche nei minimi particolari (birra a fiumi e fumi di arrosti alla brace). Qui al parco del Rivellino ogni colpo di pedale è stato diverso dal precedente e la tecnica ha avuto la meglio sulla velocità, un valore ampiamente testato nelle tappe precedenti. Se alla pioggia si aggiunge il vento, che come frequenti schiaffi ha sferzato i volti dei corridori si pone la ciliegina sulla torta di una giornata riuscita davvero bene, grazie anche alla sinergia e all’amicizia fraterna tra gli organizzatori. Il colmo? Nessuno (forse tranne qualche sconfitto) è tornato a casa deluso. È lo spirito del ciclocross, che porta a gradire, talvolta a sperare, anche le condizioni che per chiunque altro sarebbero semplicemente estreme.
«È stata una giornata da incorniciare – sintetizza Sergio Scotti, vice presidente dell’ASD Romano Scotti – oggi sono stati tutti straordinari, ma una menzione speciale la meritano tutti i volontari della Jam’s Bike Team Buja e Romano Scotti che sono intervenuti più volte sul percorso per le riparazioni necessarie dovute all’acqua, al vento e agli errori degli atleti. Poi chapeau allo speaker Moreno Martin e alla giuria, riuscendo entrambi e lavorare in condizioni davvero al limite, sia per l’acqua che per la difficoltà di riconoscere gli atleti. L’uno ha tenuto viva ed energica la cronaca della corsa, gli altri, giovani e rampanti, hanno sciolto anche le situazioni più intricate. Encomiabili».
Come fiume in piena sono scivolate via ben 7 partenze, che sommate ai giovanissimi dello short track hanno visto in attività più di 600 crossisti, costringendo persino il DOF Fausto Scotti, con l’avvallo dei giudici della Federciclismo, a sdoppiare la corsa degli allievi e delle esordienti, proponendo una partenza tutta al femminile per le ragazze dai 13 ai 16 anni. Giunti al traguardo come maschere di terra, talvolta irriconoscibili, molti di essi hanno visto nel fango anche una metamorfosi delle maglie di leader.

Gara maschile

Aveva detto che era il suo sogno: tornare a vestire la maglia rosa al Giro d’Italia Ciclocross. Proprio lui, che è un veterano del GIC e che nel lontano 2008, alla prima edizione, aveva indossato la bianca di miglior giovane. Cristian Cominelli (Cycling Cafè) sotto il diluvio più copioso di giornata ha portato a casa tappa (la terza consecutiva, tutto il Trittico del Nord è stato suo) e maglia. Se l’è dovuta vedere in primis con un agguerrito Filippo Fontana (CS Carabinieri), che anche questa volta ha provato a lungo ad andar via in solitaria senza però concretizzare un ottimo stato di forma, dovendosi arrendere in volata alla tenacia dell’esperto bresciano. Terzo è giunto Nicolas Samparisi (KTM Alchemist Selle SMP Dama) e quarto un bravissimo bujese Davide Toneatti (DP 66 GIANT SMP) al primo anno tra gli Under 23.

Gara femminile

I riflettori erano tutti puntati sulla ragazza di Majano, la maglia rosa Sara Casasola, che a due passi da casa sua ambiva a dare spettacolo sul fango. Se non fosse che si son messi di traverso alcuni guai fisici, che l’hanno costretta prima a mettere il piede a terra e poi ad abbandonare la corsa già al secondo giro. Il tutto è capitato nel giorno di grazia di Francesca Baroni, che ha tirato fuori tutte le sue doti di equilibrista per danzare elegantemente sul fango e portare la stella Guerciotti al trionfo sul traguardo di Osoppo. Promessa mantenuta: a Cantoira aveva detto che l’avrebbe ripresa presto e Francesca Baroni, toscana di Viareggio, è una che la parola la mantiene, specialmente il giorno prima del suo compleanno: «É stata una grande emozione riuscire a riconquistare la maglia, sono molto contenta della gara, oggi è stato vero ciclocross, con questa giornata piena di pioggia e fango è venuto tutto da sé. Mi dispiace per Sara, non so cosa le sia successo – ammette con la grande sportività che la contraddistingue – sicuramente una gara combattuta sarebbe stata più bella. Mi dispiace per lei e spero che si riprenda il prima possibile (tranquilli, a fine giornata Sara stava già molto meglio, ndr) sono contenta anche perché domani è il mio compleanno e mi sono fatta un bel regalino».. Alle sue spalle non c’è stata storia, ma una menzione d’onore la merita tutta Anna Oberparleiter, che a 1’10” fa suo un argento dal sapore eroico, così come Alessia Bulleri (Merida Italia Team) che torna sul terzo gradino del podio. Podio che per la prima volta ha visto scendervi Gaia Realini (Vallerbike), quarta dopo una gara grintosa come sempre.

Fonte organizzazione

  • Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006. Collaboratore della rivista ALP dal 2007 al 2010. Collaboratore del sito www.snowboardplanet.it nel 2007. Facebook: Giancarlo Costa

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